Adesso l’ho davanti. Ho aspettato questo momento giorni, mesi, anni. E adesso che mi sta di fronte, seduto dall’altra parte del tavolo, a mangiare questa pizza ai frutti di mare… beh, adesso non me ne frega un cazzo di lui.
Chissà cosa prevede il copione dopo, penso. Non ho fame, eppure non ho ingoiato cibo per tutto il giorno. Meglio così, mi dico, così vomito solo me stesso. Ecco di che cosa sono fatto. Di niente.
Tento di tenere giù il vomito, mentre lo stomaco mi si contorce come in quell’uomo torturato nei gabinetti nel film di qualche ora fa. Provo a staccarmi da lì, dall’immagine di lui che mangia questa cazzo di pizza. Ci provo. Niente. Non mi riesce. La sua faccia strafottente mi è entrata dentro in tutto questo tempo, che ormai mi è difficile persino pensare di ignorarlo.
Sento una voce. Qualcuno grida. Dietro di me. Mi giro. Tutto a posto. Allora mi dico che devo alzarmi. Devo andarmene. Portare via il culo da qui. Scomparire per sempre.
Invece penso di nuovo, Chissà cosa prevede il copione dopo?
Lui intanto si riempie la bocca di pizza e gamberetti. Vorrei esserci anch’io là dentro, e farmi masticare dai suoi denti bianchi, perfetti a prova di sorriso, poi essere inghiottito e trascinato giù lungo il suo stomaco, e rimanerci per sempre.
Adesso vomito davvero. Lui e tutto me stesso. Adesso, dopo, mai.