Lui era bianco quella sera, in quel letto d’ospedale, più del lenzuolo che lo copriva appena. Il medico lasciò penzolare al collo lo stetoscopio, e si girò lentamente a fissarmi con quello sguardo che difficilmente potrò dimenticare.
Lui, il mio tulipano nero, mi stava per lasciare. Per sempre. In quel cesso di letto d’ospedale. Con quel medico, donna, che cercava il mio sguardo. Perso oltre la finestra. Oltre la siepe. Oltre il mio essere uomo.