Lo ascoltavo spesso parlare, mi faceva stare bene. Poi mi rincuorava quel sorriso leggero che gli vedevo fare tra una sospensione e l’altra del suo raccontare. Dal profondo dell’anima. Come una brezza ancestrale che si alzava lentamente, e lentamente mi prendeva e mi portava via con sé; e all’improvviso iniziava a muovere foglia dietro foglia, e una rincorreva l’altra, e un’altra le altre di prima, e così via… Ecco io mi sentivo una foglia in balia della brezza del suo raccontare. E parola dopo parola, attimo dopo attimo il mio cuore di pietra si trasformava in cuore di carne; e il suo sguardo, che sapeva accogliere il silenzio, mutava l’opacità del mio.