Sentiva quella voce dentro da molto tempo ormai, da riuscire a ignorarla. Inizialmente era qualcosa di impercettibile, una specie di fastidio che lo prendeva ogni tanto, e ogni tanto lo abbandonava. Ultimamente, però, quella voce si era fatta insistente; luce e tormenta fuori. L’avvertiva talmente forte da arrivare a volte a soffocare per non sentirla più respirargli dentro.
Così, in una giornata di fine primavera, girando per quelle vie del centro offuscate dall’imbrunire, si ritrovò davanti a quella statua per caso, convinto che a portarlo lì fosse stata la voce stessa. A un tratto intorno a lui scese un silenzio pressoché assoluto. E anche la voce smise di gracchiare. Ogni cosa si era fermata. E in quel silenzio carico d’attesa, all’improvviso, capì ch’era arrivato il suo momento. E stramazzò a terra; tra la forte puzza di pipì di gatto.