Tre minuti all’alba

Non c’era altra via di scampo che quella di credergli, dargli credito sulla parola.
– Cos’è che non va? – chiese in modo chiaro, guardandolo dritto negli occhi attraverso il fumo della sigaretta.
All’altro, un ragazzo dai capelli arruffati e dalle labbra rosso amaranto, che gli stava di fronte seduto sul divano, senza volerlo gli tornarono in mente scene che aveva vissuto con l’uomo che aveva tanto desiderato; qualcosa che aveva a che fare con il suo aspetto, con la voglia di farci sesso, con quel suo pudico senso innato di dire e non dire le cose…

Tutto sommato quel porsi sempre in uno stato di inferiorità e la bassa convinzione del suo profilo lo confondevano; e si sentiva così, confuso, anche in quel momento; benché in generale potesse dire di avere cercato di rimettere le cose a posto più di una volta, ma innegabilmente in una luce con rari momenti di bellezza, che peraltro non avrebbe mai dimenticato. Rimase un po’ lì a fissare l’uomo, e provò a pensare velocemente cosa avrebbe dovuto fare. D’istinto sorrise, di un sorriso appena accennato e quasi malinconico, e si convinse che era meglio lasciar perdere.

No, non lo amava, pensò mentre apriva la porta dell’ascensore; forse ne era certo. Doveva solo convincersi non che c’era altra via si scampo. E più tardi lo avrebbe compreso chiaramente, respirando a bocca aperta fuori nella luce del mattino di quel nuovo giorno.

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