Siamo noi, e niente altro!

Ci trasciniamo da ore ormai stanchi di falsi echi di esistenza, per quartieri sconosciuti di questa città immaginaria, in quest’alba di un nuovo giorno tutto da inventare.
Loro credono in un Dio che verrà di certo – loro ne sono consapevoli più di quanto le verità stanno strette – io dovrei credere che sia già venuto. Già, tra queste strade sconosciute, tra gente sconosciuta che parla una lingua a me sconosciuta, che si muove a gesti sconosciuti, che ammicca a sguardi sconosciuti.

Un giorno sparirò, penso. Sì, sparirò in un’alba come questa, pallida e slavata. Sparirò per sempre e con me tutto ciò che non ho fatto lasciando il posto solo alle cose inutili che ho inseguito e ai miei ricordi. Sì, dentro non ho niente, più niente – come se niente mai fosse esistito – e morto me terminasse ogni cosa. Perché tutto terminerà, oh cazzo se terminerà! E allora comincerò forse a respirare, a vivere tra gli aliti del tuo fiato e a cibarmi delle tue mani, del tuo corpo, e sudati di piacere arriveremo in cima alla salita. La nostra lunga salita arrancante. E lì ci metteremo finalmente in salvo, e lontano la città sembrerà ovunque uguale a se stessa, all’altra, alla precedente, perché adesso non ha più importanza dove cazzo siamo e chi vediamo. Siamo noi, e niente altro!

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