Una notte
Una notte
mi dormivi accanto,
su una sponda di fiume.
Sentivo
lo schizzarmi addosso
del tuo respiro,
mi lavavi l’anima.
Il tempo di un rumore,
sordo,
lontano,
e già si era persa l’eco,
di noi.
Emozioni lunghe quanto una istantanea di vita, una sorta di selfie.
Una notte
mi dormivi accanto,
su una sponda di fiume.
Sentivo
lo schizzarmi addosso
del tuo respiro,
mi lavavi l’anima.
Il tempo di un rumore,
sordo,
lontano,
e già si era persa l’eco,
di noi.
Ho alzato la mano al tempo
dove tutto è sfuocato,
contrasto fuori campo.
Anche il poco ha importanza,
poi il vento
scuote i pensieri alle foglie,
chiude lo sguardo all’orizzonte.
Con il fiato sospeso
strozzo un conato,
timido battito d’ali spezzate,
ombra alla terra,
dove i solchi
sono orme calpestate,
di noi.
Ho buttato al vento
i miei anni migliori,
o forse
li ho buttati
perché insipidi.
Ma tu,
da che parte stai?
Sulla soglia
che sulla mia anima
s’apre,
o decidi di entrare.
Per te,
c’è sempre un noi.
Che tu sia crisalide
o farfalla,
ananas o fragola,
tulipano o geranio.
Mi chiudi a rifugio
e mi riapri
con il profumo del caffé.
Volgare mano,
che sa anche di carezze,
respiro affaticato
tra cespugli di more.
Là dove sei
e come sei,
rosso scarlatto…
di noi, ascolta!
Ascolta
per un attimo,
tu che di amore mi hai ingannato.
Tu, incredibile tu,
che di bugie mi hai avvelenato.
Mentore di farmi tua parte,
succhiato il midollo
di quell’ultimo sospiro
d’amore, che non sai!
Ho visto la tua mano
in sogno,
o forse l’ho immaginato,
poco conta.
Conosco la sua voce,
che soffia forte,
tra intricati sospiri
teneramente attorcigliata,
credendoci nel sole.
Non merito niente di te!
Il tuo respiro sussurrato
tra le pieghe dei nostri corpi
sudati e persi nei pochi sguardi smarriti;
il tepore della tua pelle
di questa notte che odora di noi
e di vigneti intrisa.
Non svegliarmi domani o meglio sì,
solo se il lago ha
odore calore e sapore…
di noi!
Mi sono perduto
tra i meandri della mia inquietudine,
e ora cerco conforto
tra l’abbandono del tuo corpo.
Smorza i colori, per favore.
Fragili le ombre,
di questo nostro stare insieme
in punta di respiri, nella pallida notte
che già bussa ai tuoi occhi.
E io tutto questo tempo
a crederti, insensato,
al mio desiderio incatenato.
Ma altro tu preferivi,
e molto aperto e mai ritroso,
facevi della tua rosa
generoso dono agli angoli della strada.
Quello che amo
è racchiuso nella tua mano,
nel tuo sguardo insolente
e nel frusciare del tuo respiro,
in quella ruga sottile
amara di pianto,
nell’abisso dei tuoi occhi
profondi come il mare,
nelle conquiste dolenti
e nelle bugie sussurrate,
nel buono fragrante
tra le pieghe del tuo corpo.
Quello che amo
sa tutto di te,
pur se in noi m’inciampo.
Quando scegli d’amarmi
sveglia la notte,
e lascia che l’alba ci trovi
ora sudati ai sensi
del mio totale essere tuo.