Una storia d’amore

di Colas e Guido Siragusa

Ho sedici anni e vivo in un piccolo paese sul mare che tutti detestano. Io lo amo però, questo mio piccolo paese. Amo i suoi scogli da dove mi tuffo ogni estate, amo la trasparenza del suo mare, il buio delle notti illuminate appena dalle stelle in cielo. Lo amo talmente tanto da soffocare sul nascere ogni più piccola idea di fuga.

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Il ragazzo

di Guido Siragusa

Quel giorno per una forma di trasgressione inconsapevole, egli sceglie come luogo per una passeggiata quel posto lontano. Il cimitero. Lo sceglie come voluttuosa attrazione tra amore e morte. L’intima unione tra Eros e Thanatos si compie nella morte – egli ha scritto in uno dei suoi racconti – paradiso degli amori terreni impossibili, cui gli amanti confidano il loro destino.

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In un tragico replay

di Colas

Alle nove in punto, la porta del suo appartamento si aprì. Simone se lo trovò davanti in tutta la sua bellezza. Diego gli piaceva davvero. Gli piaceva il sorriso largo, l’infossatura particolare del mento. Soprattutto gli piaceva la capacità di seduzione di quel ragazzo più grande di lui.

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È quello il cielo della morte?

di Guido Siragusa

A Pietro capita spesso di pensare a quella cosa. Ci pensa anche nei momenti più strani. Come adesso in scooter, gli auricolari del walkman pressati nelle orecchie, mentre scorazza senza meta nella notte. Un’altra notte in questo schifo di posto, afosa e priva di significato.

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Giornata di colore kiwi con la buccia

di Colas

Come al solito mi sveglio alle due del pomeriggio. Ho la testa a fuoco, l’alito da elefante, gli occhi incollati. È un’abitudine che va avanti ormai da mesi, chissenefrega. Non voglio cambiare. Sì, proprio così. Se solo potessi permettermi di stare immobile qui per sempre, penso.

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«Je ne regrette rien»

di Colas

Quando decido di andare in Rue de la Ferronnerie, venerdì sera, non è una scelta facile. Non ho soldi per stare altri giorni all’ostello, poi sono lontano mille chilometri da casa. E ora sono zuppo di pioggia, che peggio di così…

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Il viaggio

di Guido Siragusa

Era da tempo che stava così, accovacciato di traverso sul letto, in quella posizione fetale. Sentiva anche freddo e, più avvertiva i brividi percorrergli la schiena come un’automobile in autostrada, più lui si stringeva con le braccia al corpo.

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«A proposito, io sono Alain»

di Colas

Fa molto caldo e l’afa rende tutto insopportabile. E’ venerdì sera, ore 24:45. Sono sull’ultimo metrò della notte che mi sta portando dalle parti dell’ostello. Non c’è molta gente, anzi è insolitamente vuoto. A un paio di posti da me c’è un ragazzo più o meno della mia età. Lo osservo.

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«Perché non mi presenti a madam?»

di Colas

Conosco Lele per caso. Lo incontro verso sera proprio il giorno del mio arrivo, in un pub dalle parti di Kennington Park Road. Nel pub ci entro per mettere finalmente sotto i denti un po’ di cibo commestibile dopo giorni di schifezze.

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L’amore sbagliato

di Guido Siragusa

Quando Michele varcò la porta del bar erano le dieci e mezza di sera. Nessuno si curò di lui. Rimase lì con lo sguardo fisso nel vuoto, in piedi vicino al frigo dei gelati, mentre gli prendeva una fitta allo stomaco.

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