Il fatto è che io… mi sto innamorando

– E così l’hai fatto – gli dice semplicemente.
– Fatto cosa?
– Dài, m’hai capito… con lui, l’altra sera.
– Chissà perché tutti s’interessano ai cazzi miei – dice. E si accende una sigaretta quasi subito.
– Allora l’hai fatto o no? – replica schiarendosi la voce.
– (…)
– Cazzo, l’hai fatto!
– (…)
– Sbaglio o è tutto… inutile! La certezza che non c’è nulla da fare o da pensare. Adesso ti senti terribilmente stanco, stufo di arrovellarti e di torturarti. Di’ qualcosa, cazzo!
– No! – dice semplicemente.
– Ma ti rendi conto? Merda! – Sta un attimo in silenzio, tira su col naso, si agita intorno al letto, poi riprende: – Bene, ora, se non ti spiace, vorrei farti una domanda.
– Vieni qui nel letto vicino a me… – e gli fa un cenno con la mano.
Lui rimane immobile al centro della stanza, abbozza un sorriso. – Come diavolo… – gli scappa detto. – Come diavolo pensi che possa passarci sopra?
– Fa’ come credi – taglia netto godendosi lo stupore dell’altro.
– Ti è piaciuto almeno.
L’altro scoppia in una fragorosa risata che dura cinque minuti buoni. – Su, vieni qui… – gli dice dopo, e indica di nuovo lo spazio vuoto vicino a sé sul letto.
– Vedi, il fatto è che io… – aggiunge a bassa voce. – Il fatto è che io… mi sto innamorando.

La luce del primo pomeriggio

A lui piace sedersi all’ombra di quel vecchio cipresso, soprattutto nelle afose giornate di luglio inoltrato quando la terra scotta e l’acqua è brodo per topi. Ci viene per ricordare, per quello strano e recondito desiderio di ricordare l’altro che ora non ha più. E tutte le volte che si siede su questo loculo di pietra d’ardesia, gira la testa dalla parte opposta chiudendo lentamente le palpebre.
Lui è giovane, e anche bello. Di quei belli che possono piacere sia agli uomini sia alle donne, quelli che hanno dalla loro lo splendore della resurrezione nello sguardo. Lui è tutto, tutto meno il dolore di un ragazzo estraneo. E quando è qui, e con quel fare leggero accarezza la lapide e si specchia negli occhi vitrei di quell’immagine di ceramica, lui capisce e sente allora l’interezza della propria vita abissalmente separata dai grandi accadimenti del vivere e del morire.
Lui è già morto. E risorto. In quegli occhi. Per tutto questo maledetto tempo passato senza l’altro. Il suo stare male al mondo o il suo essere felice, il suo vagabondare, tutto si è svolto e si svolge nella polvere azzerante del palcoscenico della vita. In un teatro vuoto di spettatori paganti.

Proprio una bella scossa

La giornata stava quasi per finire, e fuori iniziava a imbrunire.
La stanza era immersa in quella penombra di passaggio che dava alle cose quella velata parvenza, di magico e irreale, difficilmente avvertibile in altri momenti della giornata. Read More

Frammentazione onirica

Frammentazione onirica

La luce del primo pomeriggio

la luce del primo pomeriggio

L’urlo

C’era qualcosa che non andava. Qualcosa di profondo. Una specie di urlo ricorrente che da dentro, da un punto nascosto dell’anima, a volte usciva strisciando lungo l’intestino per fermarsi in gola.
Un gesto sbagliato, un sorriso di troppo, parole dette e non comprese, uno sguardo imperfetto… E ogni volta quell’urlo si strozzava lì.
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L’agnello che salverà il mondo

Siccome ha smesso di piovere decido di uscire. Non ho soldi per andare nella birreria sulla strada dietro l’angolo; facendo due conti, con quello che avevo in tasca l’altro giorno dovrei resistere due mesi tra l’affitto, i pasti e lo stretto necessario. Cammino in lungo e in largo finché non ne posso più. Il quartiere è quasi deserto, se non per poche auto sullo sfondo, mi chiedo dove siano spariti tutti quanti. Read More