Tutto avviene nella consapevolezza che niente cambierà, e questo lontano sottile senso di appartenenza ci confonde le acque e ci risucchia verso il fondo. E noi arranchiamo, cercando di rimanere a galla sospinti da un moto di inerzia, nella spasmodica attesa di riemergere e prendere un respiro e forse urlare. Sì, urlare al cielo la nostra indissolubilità.